domenica 27 luglio 2008

La solitudine dei numeri primi

Premetto che non ho letto il libro e che questo post è volgare.

Vado in libreria è mi capita tra le mani uno dei best seller del momento "La solitudine dei numeri primi".
Comincio a leggerlo e mi piace, mi fa ridere, mi ricorda in parte le vacanze sulla neve che facevo con i miei genitori.
Diego passa e mi dice che è una menata pazzesca tanto che lo ha regalato ad un amico che era interessato al libro.
Io replico "A me piace, fa ridere".
Diego aggrotta le sopracciaglia e se ne va mormorando "Sarà, io l'ho trovato pesantissimo".
Abbandono la lettura del libro e mi metto a leggere la trama "E' possibile che un incipit divertente faccia sprofondare il libro nella più cupa tristezza" dico tra me e me.
E mentre questo pensiero si sta ancora materializzando nella mia testa mi rendo conto che il libro è effettivamente una menata pazzesca, come lo ha definito Diego.
A quel punto alcuni elementi che mi hanno fatto divertire diventano agghiaccianti e nella mia testa si susseguono le seguenti frasi:
- Pirla di un genitore, ma non hai insegnato a tua figlia che se ti scappa la pipì si va in bagno? e se si mette dietro ad un albero deve abbassare i pantaloni o slacciarsi la tuta da sci prima di farla?
- Deficiente di una bambina a dieci anni non ti sembra un po' da cogliona pisciarsi addosso?
- Stronzi di genitori perchè date il latte a colazione a vostra figlia che si sa che con il freddo la cacarella è garantita
- Sempre più deficiente di una bambina, già pisciarsi addosso è da cretini, ma cacarsi addosso non riesco neanche a definire che cosa sia.

Al ragazzino che abbandona la sorella un po' ritardata al parco e va ad una festa, solo perchè se ne vergogna non lancio improperi solo perchè l'ho letto nel riassunto e non dalle parole dell'autore, per cui non ho abbastanza elementi narrativi, per incazzarmi anche con lui.

Da quel poco che ho letto e dall'incazzatura che ne è scaturita, penso sempre di più che la maggior parte dei genitori di oggi siano dei coglioni e che i figli non possono essere altro che il frutto dei suddetti genitori.
Ma è mai possibile che non si riesca ad insegnare, l'educazione, il rispetto, l'amor proprio ed un minimo di orgoglio? E per orgoglio, non intendo la spocchia, l'alterigia e quel senso di onnipotenza che contraddistingue tutti i ragazzini dai dodici anni in su. Parlo del senso di responsabilità e del senso del dovere, dell'atavico distinguo tra bene e male, tra giusto e sbagliato.
Come cazzo si fa ad abbandonare la propria sorella al parco.
Cazzo!!!

In conclusione penso che il libro non lo leggerò

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